As time goes by (Web Mistakes blues)

Può sembrare strano, ma il numero di siti web che denunciano una  scarsa o inesistente comprensione della comunicazione online è ancora relativamente elevato.
 
Il sito web è sempre più spesso lo strumento chiave attraverso cui i  pubblici incontrano , conoscono, esaminano e dialogano (se possibile) con l’azienda. Consumatori, fornitori,clienti, e giornalisti partono dal web per farsi un’idea dell’azienda e il danno potenziale creato da una scorretta gestione del sito è davvero enorme. Non solo perchè spinge il visitatore ad abbandonare il sito, ma perchè comunica in modo diretto l’immagine di un’azienda incapace di correlarsi in modo positivo con l’esterno. E scusate se è poco
 
Ecco perchè non guasta mai fare un po’ di riflessioni sul tema e segnalo la disponibilità online di un ampio stralcio del libro  ”Prioritizing web usability” di Jakob Nielsen e Hoa Loranger, disponibile su Webmonkey .
 
Gli errori di web usability più comuni e “duri a morire” sono otto:
 
Links that don’t change color when visited
Breaking the back button
Opening new browser windows
Pop-up windows
Design elements that look like advertisements
Violating Web-wide conventions
Vaporous content and empty hype
Dense content and unscannable text  
 
Devo dire che alcuni di questi, sebbene davvero “basic”, sono presenti in un congruo numero di siti che mi è capitato di visitare e credo che anche voi li avete incontrati spesso.
 
Forse il primo, l’impossibilità di capire a colpo d’occhio su quali link di una pagina siamo già stati, può davvero sembrare banale, un dettaglio, ma a pensarci bene non è affatto così.
Il più vecchio precetto di base dell’usabilità, ci ricordano Nielsen e Loranger, dice che bisogna aiutare il navigatore a capire dove si trova, dove è stato e dove può andare. Le tre informazioni sono fortemente correlate: il loro quadro completo ci aiuta a decidere dove faremo il prossimo passo. Sul web i link sono il fattore chiave del processo di navigazione: i navigatori non utilizzeranno più link che si sono rivelati inutili e viceversa torneranno a utilizzare i link che hanno trovato utili in funzione dei loro obbiettivi.  
 
Vale la pena anche di soffermarsi sulle dannate finestre pop-up, che così spesso e fastidiosamente invadono il nostro video, tanto da essere ormai considerate alla stregua di un virus e, giustamente, bloccabili. Possibile che chi commissiona e, soprattutto,  chi disegna un sito non riflettano sul fatto che il  pop-up è forse l’elemento che più di ogni altro si scontra con la web usability, ed è largamente percepito con fastidio e risentimento ? Come si può continuare a proporre un meccanismo così stupidamente invasivo e “prepotente”, e pensare che possa generare atteggiamenti e , soprattutto, comportamenti positivi nel navigatore ?
 
Mi preme un’ultima riflessione sul “vapourus content”. e sui contenuti non riutilizzabili.
 
Rispetto al primo, è davvero curioso incontrare aziende che sembrano non voler dichiarare in modo chiaro, immediato e comprensibile cosa fanno e cosa offrono. Inoltre qualsiasi manuale di marketing & sales, per quanto datato, (e a qualsiasi media ci si voglia riferire) indica chiaramente la regola d’oro secondo cui occorre comunicare con chiarezza i benefici (benefit selling) e non le caratteristiche tecniche (features) dei prodotti. Principio che sul web ( come del resto nella comunicazione  aziendale in generale) sembra essere largamente ignorato.  Osservano gli autori :”Sadly, the web is so smothered in vaporous content and intangible verbiage that users simply skip over it. Of course, the more bad writing you push on your users, the more you train them to disregard your message in general. Useless content doesn’t just annoy people; it’s a leading cause of lost sales. (…) Using fluffy language doesn’t just hurt you while users are on your site. It can prevent users from finding your site in the first place because sites that use plain language will outrank you in the search engine results page listings.
 
Non di poco conto anche l’ultimo degli errori indicati: la ridondanza di testi è un fattore che immediatamente allontana i navigatori. Concludo riportando queste preziose raccomandazioni:
 
“Web text should be short, scannable, and approachable. Typically, you should write half as many words for the web as you would for print. If targeting a broad consumer audience that includes people with no or little education, it’s better to aim at 25 percent of the print word count. And in web writing, it’s always best to start with the conclusion, so that people who read only the first line or two on a page still get the main point. “
 
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