L’Azienda e il Dentifricio del Presidente. (The Toothpaste Blues)

Credo che una delle più pericolose e nefaste malattie che possono affliggere la comunicazione aziendale sia la famosa “sindrome del dentifricio”.

toothpaste La scena è questa: il baldo consulente per la comunicazione dell’azienda XYZ riceve una email urgente dalla sua interfaccia presso il cliente che lo avvisa dell’imminente arrivo di un documento di base, che dovrà diventare rapidamente un significativo comunicato stampa, su cui (naturalmente) occorrerà poi attivare un intenso e proficuo lavoro di  “follow-up”.

L’impavido consulente attende con ansia il documento, perché effettivamente l’azienda non comunica niente da tempo, ed era davvero il momento di avere dei contenuti freschi e corposi su cui poter lavorare.

E finalmente il documento arriva.

E dopo un minuto il consulente chiama al telefono la sua interfaccia.

“Ciao, scusa, ho visto il documento… Forse però mi hai mandato quello sbagliato, perché qui dice che il Presidente del Gruppo ha cambiato marca di dentifricio…”

“Sì sì ! Hai letto ?? In azienda non si parla d’altro da settimane e finalmente abbiamo l’OK per il comunicato ! A proposito, avrei bisogno che mi mandi urgentemente la proposta per la mailing list perché la vorrei vedere assieme al Marketing Vice President del Gruppo. Sai com’è, su certe attività vogliono vedere tutto prima…”

“…???…”

“Ma è cascata la linea ?? Ci sei ?”

“Sì,  sono qui…”

“Naturalmente poi dovremo pensare alle interviste di approfondimento, per le quali mi attendo da voi una prima lista che poi integreremo con le eventuali richieste specifiche del Presidente…”

“Ah certo, le interviste…. ma vedi, forse non ce ne sarà bisogno: mi sembra già di vederli i capiredattori dei maggiori quotidiani e i principali analisti economico-finanziari. Si alzeranno di  scatto dalle loro scrivanie urlando con gli occhi fuori dalle orbite: – Ommioddio ! Ma sarà Colgate o Mentadent ?!?! Presto, un telefono e il numero del loro ufficio stampa !! – Tranquillo…”

P.S. Cari marketer, quando decidete di comunicare qualcosa, ponetevi la domanda: ma tutto ciò, può avere un qualsiasi valore per uno qualsiasi dei pubblici della mia azienda ? O forse starebbe bene solo nella bacheca delle comunicazioni interne ? ….

Grazie per l’attenzione.

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Social Media e danni non previsti.. (Social Media Damage Blues)

Avevo pensato molte volte di scrivere un post del genere… poi, come spesso accade ecco che qualcuno, gentilmente me lo sforna più o meno come l’avevo in mente.

E’ quello che mi è successo leggendo questo post  inititolato Quando il Social Media Marketing inizia a far danni.

La provocazione di Riccardo Esposito si può forse sintetizzare nella frase “ il Social Media Marketing non è il mondo dei balocchi.”


E non c’è dubbio, guardandosi attorno, che qualcuno deve averlo pensato e deve aver creduto che bastasse utilizzare un tecnologia, un format, per divenire immediatamente e proficuamente “2.0″.

Sottolinea Riccardo: “… gli account Twitter rimangono pagine mute con 2-3 tweets che condividono pochi link, le Facebook Fan Page si trasformano in un guazzabuglio di interventi senza senso e i blog… beh, i blog nascono e muoiono in poche settimane”.

Come ho già scritto parecchie volte, la questione è culturale e strategica.

Abbracciare il concetto “markets are conversations” nella propria attività di marketing significa cambiare il proprio rapporto col mercato, implica che si abbiano obbiettivi chiari e definiti e una strategia complessiva (non solo online) per raggiungerli, occorre avere ben presente che il livello di impegno dell’azienda deve essere totale e a tutti i livelli, che si dovranno mettere a disposizione risorse umane e finanziarie adeguate a sviluppare in modo continuativo le attività intraprese: insomma un impegno tutt’altro che facile.

Se si cade nell’equivoco di aver trovato media pubblicitari molto trendy e a basso costo, dove tutti accorreranno entusiasti verso il vostro brand solo perchè siete lì, i danni arriveranno.

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La comunicazione via aggressione (Aggressive Communication Blues)

Non so se vi è capitato di leggere dell’intervento del vicepresidente esecutivo uscente del colosso finlandese Nokia, Anssi Vanjoki sul futuro di Android. (Qui un breve resoconto.)

aggressive Vanjoki in un intervista al Financial Times porta un attacco a tutto campo contro Android, dando più o meno degli inetti a tutti coloro che vedono nel sistema operativo di Google un player importante nei prossimi anni e sostenendo, in buona sostanza, che i produttori che hanno abbracciato Android non vedono più in là del loro naso.

Non entro assolutamente nel merito tecnico-economico delle dichiarazioni. Ma credo valga la pena soffermarsi sulla strategia e sui toni adottati, che, a dispetto delle intenzioni di Nokia, mi sembra abbiano l’effetto di comunicare una grande preoccupazione nei confronti di Android e di non sapere come reagire alla competizione.

Se queste affermazioni fossero la risposta alle previsioni di Gartner e a quelle di IDC in merito al futuro dei sistemi operativi degli smartphone,  mi permetto di dire che si tratta di un atteggiamento non particolarmente saggio ed efficace.

Aggredire i competitor mettendo in dubbio l’intelligenza di chi li adotta, oltre a non catturare le simpatie di questi ultimi, mette a mio avviso in evidenza un senso di debolezza e di paura.  

Mi pare che le competizioni di mercato alla fine vengano vinte da chi è in grado di offrire, soprattutto in questo specifico campo, la miglior user experience. (Apple docet…)

Forse sarebbe stato meglio comunicare “in positivo”, ovvero sottolineando i vantaggi per i vari stakeholder, (utilizzatori, produttori, operatori e sviluppatori) nell’adottare le soluzioni proposte da Nokia.  Soffermarsi soltanto sulle negatività dell’avversario non mi pare sia una strategia di comunicazione vincente.

Buona settimana  a tutti.

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Ma i blogger contano ancora… o no ? (Blogger Influence Blues)

influence_1 Buongiorno a tutti, riprendo le mie (spero meno sporadiche) riflessioni sulla base di diverse email ricevute nelle ultime settimane, messaggi in cui varie aziende di prodotti e servizi mi inviano informazioni sulla loro offerta, nella convinzione che io possa ritenere interessante scriverne su questo blog.

Due considerazioni: l’episodio mi pone in generale un dubbio. Essendo risaputo che le aziende stanno alle calcagna (in varie modalità e misure) dei blogger, la credibilità di un blogger che scrive di un prodotto è ancora elevata al punto da voler fare campagne di questo genere ?

La seconda: non trovate che sia mancanza di tatto ( e di buon senso) inviare materiali di questo genere a un blogger che non ha nulla a che fare con i prodotti e i servizi in oggetto e che per di più comunque abitualmente scrive solo ed esclusivamente di un tema specifico ? Non è evidente che si tratta di una spedizione “bulk” fatta senza aver mai degnato di uno sguardo questo blog ?…

Buona giornata a tutti.

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E’ inutile negarlo…

Questo blog è ormai in vacanza… e va a respirare un po’ di aria buona…
BUONE VACANZE A TUTTI !
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo… (Blogger Pride Blues)

Non posso fare a meno di un breve momento di auto-celebrazione, e vi segnalo che il qui presente blog è stato recensito sul sito della FERPI a questo indirizzo.

Grazie a  Francesca per la segnalazione.

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Le basi ragazzi, le basi…(Back to Basics Blues)

Invito i responsabili della comunicazione online della aziende di ogni ordine, grado, mercato e budget, a rileggere con attenzione questo post , intitolato “10 things I wish I had known about web designing 10 years ago”.

Non si tratta di niente di eccezionale (in teoria), ma di semplici regole e consigli di base su come si fa un sito web. Il vostro sito è in linea ? No ? Magari ci sono motivi particolari, ma fate due chiacchiere con il vostro webmaster e indagate …

Non entro nei dettagli, non sono un tecnico, ma una cosa è certa: il web è  tutt’oggi  affollato da siti che non rispondono nemmeno ai criteri di funzionalità di base: non sono navigabili e ricercabili con chiarezza, sono evidentemente stati disegnati per essere graficamente perfetti e funzionalil con un solo browser, (indovinate quale…)  richiedono l’installazione di plug-in non strandard di mercato, a volte non sono neppure leggibili, etc etc.

Se poi passiamo ad argomenti come gli indirizzi email cui chiedere aiuto o informazioni, credo sia capitato a tutti di attendere inutilmente per giorni e giorni senza ottenere un cenno di risposta, oppure ricevere una risposta automatica e poi…. nulla.

Insomma, prima del blog, prima della vostra pagina su Facebook, prima di assoldare uno specialilsta 2.0 per fargli fare un po’ di infiltration, vedete se siete veramente a posto con l’essenziale.

Buon weekend a tutti.

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Massima veloce 2 (Communication Wisdom Blues 2)

Parlare senza interruzione non vuole necessariamente dire comunicare. 

(pare l’abbia detto Jim Carrey, gli diamo una laurea in PR “ad honorem” ?)

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Massima veloce del giorno per Comunicatori Impegnati (Communication Wisdom Blues)

Fai in modo che il tuo discorso sia migliore del tuo silenzio.

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Social Media, ma non solo… (Good Integration Blues)

“The benefits of integrating social media with other marketing tactics far exceed the benefits of utilizing social media alone.” Questa interessante citazione si trova in un bel post di Adam Cohen dal provocatorio titolo “Social media does not exist” .

Nel post si fa riferimento ad un studio pubblicato da Marketing Sherpa

Sostiene lo studio: “Physically integrating social media with other online marketing tactics is, in most cases, relatively simple. For example, incorporating links in a blog post with content on a website, or adding social sharing buttons to an email campaign will integrate the tactics.

Integration also enables marketers to track results that justify the business value of social marketing. For example, B2B marketers can identify and track the movement of prospects through the pipeline from initial social media engagement to lead capture and qualification, to sales conversion.”

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