Social Media e danni non previsti.. (Social Media Damage Blues)

Avevo pensato molte volte di scrivere un post del genere… poi, come spesso accade ecco che qualcuno, gentilmente me lo sforna più o meno come l’avevo in mente.

E’ quello che mi è successo leggendo questo post  inititolato Quando il Social Media Marketing inizia a far danni.

La provocazione di Riccardo Esposito si può forse sintetizzare nella frase “ il Social Media Marketing non è il mondo dei balocchi.”


E non c’è dubbio, guardandosi attorno, che qualcuno deve averlo pensato e deve aver creduto che bastasse utilizzare un tecnologia, un format, per divenire immediatamente e proficuamente “2.0″.

Sottolinea Riccardo: “… gli account Twitter rimangono pagine mute con 2-3 tweets che condividono pochi link, le Facebook Fan Page si trasformano in un guazzabuglio di interventi senza senso e i blog… beh, i blog nascono e muoiono in poche settimane”.

Come ho già scritto parecchie volte, la questione è culturale e strategica.

Abbracciare il concetto “markets are conversations” nella propria attività di marketing significa cambiare il proprio rapporto col mercato, implica che si abbiano obbiettivi chiari e definiti e una strategia complessiva (non solo online) per raggiungerli, occorre avere ben presente che il livello di impegno dell’azienda deve essere totale e a tutti i livelli, che si dovranno mettere a disposizione risorse umane e finanziarie adeguate a sviluppare in modo continuativo le attività intraprese: insomma un impegno tutt’altro che facile.

Se si cade nell’equivoco di aver trovato media pubblicitari molto trendy e a basso costo, dove tutti accorreranno entusiasti verso il vostro brand solo perchè siete lì, i danni arriveranno.

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La comunicazione via aggressione (Aggressive Communication Blues)

Non so se vi è capitato di leggere dell’intervento del vicepresidente esecutivo uscente del colosso finlandese Nokia, Anssi Vanjoki sul futuro di Android. (Qui un breve resoconto.)

aggressive Vanjoki in un intervista al Financial Times porta un attacco a tutto campo contro Android, dando più o meno degli inetti a tutti coloro che vedono nel sistema operativo di Google un player importante nei prossimi anni e sostenendo, in buona sostanza, che i produttori che hanno abbracciato Android non vedono più in là del loro naso.

Non entro assolutamente nel merito tecnico-economico delle dichiarazioni. Ma credo valga la pena soffermarsi sulla strategia e sui toni adottati, che, a dispetto delle intenzioni di Nokia, mi sembra abbiano l’effetto di comunicare una grande preoccupazione nei confronti di Android e di non sapere come reagire alla competizione.

Se queste affermazioni fossero la risposta alle previsioni di Gartner e a quelle di IDC in merito al futuro dei sistemi operativi degli smartphone,  mi permetto di dire che si tratta di un atteggiamento non particolarmente saggio ed efficace.

Aggredire i competitor mettendo in dubbio l’intelligenza di chi li adotta, oltre a non catturare le simpatie di questi ultimi, mette a mio avviso in evidenza un senso di debolezza e di paura.  

Mi pare che le competizioni di mercato alla fine vengano vinte da chi è in grado di offrire, soprattutto in questo specifico campo, la miglior user experience. (Apple docet…)

Forse sarebbe stato meglio comunicare “in positivo”, ovvero sottolineando i vantaggi per i vari stakeholder, (utilizzatori, produttori, operatori e sviluppatori) nell’adottare le soluzioni proposte da Nokia.  Soffermarsi soltanto sulle negatività dell’avversario non mi pare sia una strategia di comunicazione vincente.

Buona settimana  a tutti.

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Ma i blogger contano ancora… o no ? (Blogger Influence Blues)

influence_1 Buongiorno a tutti, riprendo le mie (spero meno sporadiche) riflessioni sulla base di diverse email ricevute nelle ultime settimane, messaggi in cui varie aziende di prodotti e servizi mi inviano informazioni sulla loro offerta, nella convinzione che io possa ritenere interessante scriverne su questo blog.

Due considerazioni: l’episodio mi pone in generale un dubbio. Essendo risaputo che le aziende stanno alle calcagna (in varie modalità e misure) dei blogger, la credibilità di un blogger che scrive di un prodotto è ancora elevata al punto da voler fare campagne di questo genere ?

La seconda: non trovate che sia mancanza di tatto ( e di buon senso) inviare materiali di questo genere a un blogger che non ha nulla a che fare con i prodotti e i servizi in oggetto e che per di più comunque abitualmente scrive solo ed esclusivamente di un tema specifico ? Non è evidente che si tratta di una spedizione “bulk” fatta senza aver mai degnato di uno sguardo questo blog ?…

Buona giornata a tutti.

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E’ inutile negarlo…

Questo blog è ormai in vacanza… e va a respirare un po’ di aria buona…
BUONE VACANZE A TUTTI !
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo… (Blogger Pride Blues)

Non posso fare a meno di un breve momento di auto-celebrazione, e vi segnalo che il qui presente blog è stato recensito sul sito della FERPI a questo indirizzo.

Grazie a  Francesca per la segnalazione.

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Le basi ragazzi, le basi…(Back to Basics Blues)

Invito i responsabili della comunicazione online della aziende di ogni ordine, grado, mercato e budget, a rileggere con attenzione questo post , intitolato “10 things I wish I had known about web designing 10 years ago”.

Non si tratta di niente di eccezionale (in teoria), ma di semplici regole e consigli di base su come si fa un sito web. Il vostro sito è in linea ? No ? Magari ci sono motivi particolari, ma fate due chiacchiere con il vostro webmaster e indagate …

Non entro nei dettagli, non sono un tecnico, ma una cosa è certa: il web è  tutt’oggi  affollato da siti che non rispondono nemmeno ai criteri di funzionalità di base: non sono navigabili e ricercabili con chiarezza, sono evidentemente stati disegnati per essere graficamente perfetti e funzionalil con un solo browser, (indovinate quale…)  richiedono l’installazione di plug-in non strandard di mercato, a volte non sono neppure leggibili, etc etc.

Se poi passiamo ad argomenti come gli indirizzi email cui chiedere aiuto o informazioni, credo sia capitato a tutti di attendere inutilmente per giorni e giorni senza ottenere un cenno di risposta, oppure ricevere una risposta automatica e poi…. nulla.

Insomma, prima del blog, prima della vostra pagina su Facebook, prima di assoldare uno specialilsta 2.0 per fargli fare un po’ di infiltration, vedete se siete veramente a posto con l’essenziale.

Buon weekend a tutti.

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Massima veloce 2 (Communication Wisdom Blues 2)

Parlare senza interruzione non vuole necessariamente dire comunicare. 

(pare l’abbia detto Jim Carrey, gli diamo una laurea in PR “ad honorem” ?)

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Massima veloce del giorno per Comunicatori Impegnati (Communication Wisdom Blues)

Fai in modo che il tuo discorso sia migliore del tuo silenzio.

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Social Media, ma non solo… (Good Integration Blues)

“The benefits of integrating social media with other marketing tactics far exceed the benefits of utilizing social media alone.” Questa interessante citazione si trova in un bel post di Adam Cohen dal provocatorio titolo “Social media does not exist” .

Nel post si fa riferimento ad un studio pubblicato da Marketing Sherpa

Sostiene lo studio: “Physically integrating social media with other online marketing tactics is, in most cases, relatively simple. For example, incorporating links in a blog post with content on a website, or adding social sharing buttons to an email campaign will integrate the tactics.

Integration also enables marketers to track results that justify the business value of social marketing. For example, B2B marketers can identify and track the movement of prospects through the pipeline from initial social media engagement to lead capture and qualification, to sales conversion.”

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Infiltration ? No grazie… (Unwanted Guest Blues)

Vorrei ancora una volta lanciare una provocazione sull’ uso distorto o improprio che, a mio modesto avviso, molte aziende continuano a fare delle opportunità di comunicazione offerte oggi dal mitico (e forse in realtà ancora inesplorato) Web 2.0.

Oggi vorrei concentrarmi su quella attività (spesso da molti richiesta) definita “infiltration”. Che in soldoni vuol dire trovare una conversazione, un forum, o un post dove in qualche modo vi è uThe MH-53J's mission is to perform low-level, long-range, undetected penetration into denied areas, day or night, in adverse weather, for infiltration, exfiltration and resupply of special operations forces. na possibile connessione con i prodotti e servizi dell’azienda e “intrufolarsi” (in modo spesso non trasparente) con cose tipo “a questo proposito ho visto…” oppure “ragazzi ho trovato un cosa fantastica a questo link… !”

I più attenti tra voi avranno notato l’utilizzo del termine “intrufolarsi”, sicuramente meno appealing e trendy di “infiltration”.

Come potete immaginare non si tratta di un lapsus, bensì del succo del discorso.

La mia tesi è molto semplice. Leggo dal dizionario Garzanti la definizione di infiltrarsi: “penetrare furtivamente; insinuarsi: infiltrarsi tra i nemici; lo scontento s’era infiltrato tra la popolazione.”

Ecco, fare “infiltration” significa appunto andare dove in realtà non dovremmo, significa (nella migliore delle ipotesi)  voler a tutti i costi imporre la presenza del nostro prodotto o brand, volente o nolente il sito o il blog ospitante.

Nella peggiore della ipotesi significa inserire commenti positivi o raccomandazioni artefatte.

Cosa ci sia di “conversazionale” e trasparente, ovvero realmente 2.0, in tutto ciò qualcuno me lo dovrebbe cortesemente spiegare.

Aggiungo che questo genere di interventi sono molto spesso facilmente individuabili, e quindi  immediatamente percepiti in modo negativo, attirando sul brand (giustamente) sentimenti di fastidio e di diffidenza.

Ne vale la pena ?

Attendo infiltration …

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