Piccole cose che fanno la differenza. (Little PR Things Blues)

Nel giro di un paio di giorni ci sono arrivati i complimenti (assolutamente spontanei e inattesi) da parte di un paio di giornalisti che ci hanno ringraziati per la velocità con cui rispondiamo alle loro richieste di informazioni , immagini, materiali, etc. E allora mi sono anche tornati alla mente ( e adesso me li spiego meglio) i “Grazie mille !!” e altri piccoli segni di “riconoscenza” che mi è capitato di ricevere nel corso nelle “normali” attività di media relations.
 
Ho messo “normali” tra virgolette perchè così mi sembrava fossero. Avere sempre disponibili immagini e documenti aggiornati, fonti, e , soprattutto, rispondere ai giornalisti nel giro, quando possibile, di pochi minuti e non di giorni, mi sembrava una cosa ovvia. Nel nostro lavoro il giornalista è un “cliente”, molto particolare, certo, ma in qualche modo “cliente” le cui esigenze devono esere comprese e soddisfatte.
Banale ? Lo pensavo.
 
Dopo qualche chiacchierata extra, ecco che appare uno scenario in cui le Relazioni Pubbliche sono popolate da “operatori” che impiegano giorni e giorni per rispondere, o inviamo materiali errati, che non sanno distinguere tra un’immagine a bassa e una ad alta risoluzione, che, soprattutto, non sono mai in grado di offrire ai giornalisti spunti e fonti collaterali interessanti, anche se non legati direttamente al cliente, etc. etc.
 
Per non parlare di comunicati stampa (tanto per cambiare)  che aprono con un paragrafo di 10 righe che fa la storia dell’azienda. Poi, forse, laggiù, sotto, tra un paragrafo e l’altro, se il giornalista ha tempo e voglia di lanciarsi nella ricerca,  c’è qualche contenuto.
 
Sono dettagli ? O forse la prossima volta che avrà bisogno di contenuti, il giornalista chiamerà l’agenzia che è in grado di farlo lavorare al meglio ? ( E notate che ho provocatoriamente detto “agenzia”  e non “azienda”)
 
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3 risposte a Piccole cose che fanno la differenza. (Little PR Things Blues)

  1. patrick scrive:

    Confermo in tutto e per tutto lo scenario che hai tratteggiato

  2. Carlo Odello scrive:

    Anch’io cerco di fare così, i giornalisti sono nostri clienti. E alcuni diventano anche amici.

  3. Laura scrive:

    Concordo pienamente enrico.
    Occupandomi però di ufficio stampa corporate inciampo talvolta nella scarsa disponibilità del cliente (questa volta non il giornalista bensì l’azienda)a dare la piena – e celere- disponibilità alle richieste delle redazioni: interviste, scatti, prove prodotto. e ciò affatica la sottoscritta e ovviamente il giornalista..