Chiariamoci… (Unuseful Social Discussions Blues)

Grazie a una segnalazione colta al volo da un Twitt di Josh Beronff, ho letto con interesse un provocatorio articolo scritto da Amber Naslund, di cui vi propongo (e sintetizzo) alcune riflessioni.

Amber è stanca ( e non ha tutti i torti ) di ascoltare e leggere di alcuni argomenti su cui sarebbe meglio, come dire,  mettere una bella pietra e passare oltre. 

Vediamoli rapidamente insieme.

social-media-marketing 1. Getting More Followers and Fans

A meno che si sappia con chiarezza cosa sono disposti a fare per noi, come riusciremo a smuoverli, che cosa dobbiamo offrire in cambio per avere la loro attenzione oggi e domani, si tratta di una questione inutile. Le persone non sono biglie, e non si vincono premi speciali collezionando “staring eyeballs that are waiting for you to do something significant”. L’attenzione vale solo se spinge le persone ad agire e investire il loro tempo e le loro energie.

2. Misdefined ROI

Su questo blog se ne è anche già parlato . Se sapete ciò che rappresenta il ROI, dice Amber,  potete immaginare come “connect the dots between your social media endeavors and your finances, your brand, or a combination of the two

Ma Amber invita anche a piantarla di “bastardizzare”  il termine ROI e utilizzare interpretazioni criptiche e fumose pur di non ammettere che non siete realmente in grado di calcolarlo. Ci sono sicuramente altri modi per valutare i risultati della vostra attività.

3. Entitlement to Free Stuff

Le persone sul web che posseggono conoscenze, esperienze  e informazioni non sono obbligate a fornirvene. Alcuni metteranno alcuni di questi contenuti a disposizione di tutti, perché ritengono che ci sia un valore (direi anche un valore “di ritorno” ) nel contribuire al tutto. Ma ricordatevi, sottolinea Amber,  non è un atto dovuto: questi contenuti possono essere ritirati o si possono cambiare le regole di accesso ad essi in qualsiasi momento. Potete pagare o meno per avere accesso a ciò che ritenete abbia un valore, ma piantiamola con la convinzione “naive” che danaro e social media non possono o non devono andare d’accordo, e che i creatori di contenuti siano degli immorali se chiedono un controvalore per le loro conoscenze.

4. Joining the Conversation

Questa era sicuramente un proponimento di valore assoluto all’inizio di tutto ciò, ma il concetto si è così diluito e diversificato nelle diverse esperienze che oggi il suo significato è di fatto sminuito. “Join which conversation? For what purpose? With whom? And what then?”  Cominciamo a interrogarci su quello che Amber chiama “the INTENT behind the conversation” e sul valore dell’essere presenti e coinvolti con le persone giuste che danno un peso e un significato a ciò che hai da dire e non semplicemente “anyone with a frontal lobe and an internet connection”

5. What’s The Next Whatever

“We have all of the “new” we could possibly want, but we’re distinctly lacking intriple execution with what we have.” Mi pare un’affermazione condivisibile e non solo in riferimento al mondo social media. Personalmente incontro ancora oggi siti web che sembrano fatti vent’anni fa, come se la user experience fosse un concetto ancora non espresso e sviluppato; però magari alla fan page su FB non hanno rinunciato…  Tornando ad Amber, la nostra ci esorta a pensare meno alla futuribile e sconosciuta next big thing e “get busy wrangling the things you already have at your disposal to do something worthwhile” Sottoscrivo pienamente.   

6. Content is King.

E qui Amber invita a una profonda riflessione su un concetto  solo apparentemente trito e scontato: Creare contenuti non è tutto: il valore è esattamente “zero” fino a che questo contenuto non viene trovato, consumato, e poi utilizzato per fare qualcosa. “It needs to drive people to action – sharing, buying, building, interacting.”  A questo proposito vi citerei un  interessante aforisma che ho raccolto al volo (non so nemmeno più dove) : “If Content is King, then CONTEXT is Queen”

7. The Quest for Universal Constants

Amber richiama qui la nostra attenzione su quanto sia inutile cercare regole auree e universali per la gestione dei social media (di quante  persone ho bisogno ? per quante ore al giorno ?  E’ necessaria la pagina su Facebook o un gruppo su Linkedin ?) La risposta secondo Amber è semplice: “You still have to build your own sales strategy, HR plan, CRM approach irrespective of what’s been done before, no matter how long those concepts have been around. If you’re spending all your time building your cloned safety net based on other people’s situations, you’re already behind the game, and not focused on what your business needs”

8. Social Media Experts and Proverbial Snake Oil

Un bell’argomento… Ma Amber ha le idee chiare: se siete un’azienda “do your due diligence the way you would with any other adviser you hire. Do some research. Ask hard questions about results, accountability, and strategies that can survive a shift in technology.”

9. Social Media Is Hype, Stale, Old, Whatever.

I consigli finali: se pensate che i social media abbiano un reale potenziale, ma che si potrebbe fare meglio e di più, “..offer something constructive of your own. Do it better. If it has practical uses but there are misconceptions, correct them through illustrating the alternatives, teaching, doing.”

Alla fine pensate sia solo hype ? “ That’s fine. Then close your Twitter account, get off Facebook, stop blogging, and go do something else. It’s all optional. We’ll be fine without you.”

Alla prossima.

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